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Data: 15/03/2017 -

Da centrale, con la benedizione di Thiago Silva, a esterno. Samir, 'o gordinho' ingegnere mancato che ha stregato l'Inter

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Classe 1994, 22 anni compiuti a dicembre. Quando è arrivato in Italia (girato dall'Udinese al Verona, direttamente dal Brasile), nel gennaio 2016, forse qualcuno l'avrà pensato: "Sì, dai, il solito brasiliano sopravvalutato". Invece in patria lo esaltavano. Uno su tutti: Thiago Silva in persona. Come un'incoronazione da principe per un talento che iniziava a brillare. "I miei eredi? Ce ne sono due/tre ed uno di questi è Samir: sa leggere la partita, è mancino e questo non è facile per un difensore". Un passo indietro: allora Samir giocava nel cuore della difesa. Ecco il perché di quei complimenti del 'collega' Thiago. Poi l'attuale esterno dell'Udinese si è spostato proprio sulla fascia. Ma anche qui non ha sfigurato finora, anzi.

Inevitabile parlare anche del ragazzo per raccontare e spiegare il giocatore: una vita, la sua, con una strada mai in discesa... Riflettori da guadagnare, con più fatica degli altri. Colpa di quel maledetto fisico che lo rendeva meno appetibile dei compagni di squadra. A 13 anni tutti iniziavano a crescere, Samir restava basso e con qualche chilo di troppo. Normale, per un adolescente. Non per chi deve diventare campione, però. La fame è tanta in tutti i sensi, quella a tavola e quella calcistica. Quanta fatica, tanto sudore e molta corsa per smaltire il peso in eccesso e scrivere il proprio futuro. Il “gordinho”, lo chiamavano. Non proprio il più piacevole dei soprannomi. La Fluminense per il suo peso lo scartò pure, lui addirittura pensava di mollare il calcio, iscriversi ad ingegneria ed imparare l’inglese. Come andare avanti? Merito di mamma, Dona Mara, sua prima tifosa che lo ha spronato a continuare. Qualche anno all’Audax di passaggio, poi il Flamengo. Rivale storico della Flu: rivincita, firmata Samir. Denti stretti, gli occhi fissi sull'obiettivo. Una lunga e lenta scalata. A 17 anni assapora la prima squadra, ci mette poco per conquistarne una maglia. Jaime de Almeida lo lancia, Mano Manezes, ex ct del Brasile, lo consacra. Titolare, punto fermo al centro della difesa (con un futuro da esterno ma a quei tempi ancora non poteva saperlo). Mancino, elegante, stratego attento e deciso. Prestazioni convincenti, una dopo l'altra. Fino a far accendere i riflettori dell'Europa.

Fino alla Serie A. Il primo gol, all’esordio nel campionato italiano, è arrivato il 4 aprile 2016 quando indossava la maglia del Verona. E pensare che non era nemmeno la sua specialità (solo 2 in poco più di 50 partite), pensare che allora non doveva neppure giocare, non fosse stato per la gastroenterite di Helander. O gordinho si preparava a diventare grande, senza più chili sui fianchi. Questa stagione, con l'Udinese, ha collezionato 18 presenze in A finora. Il gol ancora non è arrivato. Un assist sì, per la rete di Jankto contro l'Inter. Ed ecco che si torna al presente - ma anche con un occhio al futuro - e al forte interesse proprio dei nerazzurri nei suoi confronti. Piace molto al ds Ausilio ed il club è rimasto stregato da questo talento brasiliano che potrebbe battere la concorrenza di Rodriguez del Wolfsburg e di Barreca e magari diventare proprio lui il futuro esterno mancino dell'Inter. L'Udinese chiede 16 milioni per lui, l'Inter è disposta ad offrirne un po' di meno. Quello che è sicuro però - nonostante non ci siano stati ancora contatti tra club - è che l'interesse c'è, ed è anche forte. Forte come la volontà di Samir di superare le difficoltà incontrate. Di salutare quel suo fisico da 'gordito'. Perché adesso, complici delle prestazioni sempre più convincenti, ha stregato davvero l'Inter.



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