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Data: 25/11/2016 -

Chievo, lo sfogo di Parigini: "A Maran non interesso e non mi vede: a gennaio cambio squadra"

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Poco spazio sinora al Chievo, con una decisione già presa per il futuro, tanto entusiasmo nel ritrovare i colori azzurri. E da protagonista, perchè no, in quel gruppo di calciatori convocati da Giampiero Ventura per lo stage della Nazionale azzurra organizzato nel ritiro di Coverciano: quanta emozione, per Vittorio Parigini, capace di mettersi in mostra nei confronti del calcio italiano nella bella annata spesa a Perugia solo una stagione fa. "E’ stato molto bello, molto positivo. Un’esperienza emozionante. Anche un onore, ovviamente: sono stati giorni davvero fantastici a Coverciano. E’ stato un piacere incontrare di nuovo Ventura e il suo staff. Con loro avevo partecipato al ritiro estivo del Toro nel 2013, a 17 anni, prima di andare in prestito alla Juve Stabia - racconta il centrocampista ai microfoni di Tuttosport, senza dimenticare quell'Under 21 della quale ormai fa stabilmente parte - resta un onore anche far parte dell’Under, ringrazio di cuore Ventura e Di Biagio: mi stimano, mi stanno dando fiducia anche se nel Chievo non gioco praticamente mai. Credono in me. La loro stima, le loro attenzioni sono importanti, in un momento così. Il fatto che Di Biagio abbia continuato a convocarmi e che Ventura mi abbia chiamato per lo stage mi ha trasmesso tanta fiducia. Mi aiuta a non mollare".

Naturale curiosare sui dialoghi intrattenuti da Parigini con il CT azzurro: "Mi ha detto che aveva convocato tutti giovani di qualità. Che voleva approfondire le nostre potenzialità. Che voleva che respirassimo l’aria di Coverciano, per arricchire le nostre conoscenze. Che vuole aprire un ciclo a lungo termine impostato sui giovani. Naturalmente, da buon italiano, tifo perché la Nazionale si qualifichi per i Mondiali in Russia. Per me far parte della rosa azzurra nel 2018 non è solo un sogno, è un obiettivo. Intanto mi auguro di essere di nuovo convocato agli stage che si svolgeranno il prossimo anno. Il 70% del gruppo attuale sarà confermato. Ventura non può cambiare troppo, se no poi si ritrova punto e a capo. In questi giorni abbiamo lavorato molto sulla tattica. Sul 4-2-4. E’ un modulo perfetto, per un esterno offensivo come me. Ma posso giocare anche in un tridente offensivo. O da seconda punta".

Un'esperienza al Chievo che sinora ha deluso Parigini per il poco spazio avuto, con tre comparsate finali che hanno già portato il centrocampista di proprietà del Torino ad una decisione ormai presa: "A gennaio me ne vado. Cambio squadra, sicurissimo. Il mio nuovo agente, Paolo Paloni, ne ha già anche parlato ripetutamente con il Torino, che vuole che io cresca, che trovi spazio perché possa migliorare, emergere. Fosse per me, tornerei subito al Toro. Ma visti i grandi attaccanti che ha Mihajlovic, credo che non troverei spazio. Questo è anche il motivo per cui il Torino mi ha mandato in prestito, dopo la prima parte del raduno estivo. I miei obiettivi e gli interessi del Toro coincidono. Io devo conquistarmi tutto sul campo, ma devo anche poter trovare un tecnico che mi dia fiducia, che mi consideri. E per Maran sono il sesto attaccante, non mi vede. Non gli interesso a priori, per cui non sto nemmeno a chiedergli il perché. Vivo da separato in casa, a Verona. Ma supererò anche questa. E’ stato un errore andare lì. Sarebbe stato meglio dire sì al Palermo, o al Sassuolo, o al Pescara, o al Crotone. Tutte squadre che mi volevano e che avrebbero potuto darmi la possibilità di giocare. So bene che bisogna conquistarsi tutto, che nessuno ha il posto garantito, che ho appena 20 anni. Ma se non vieni neanche considerato in partenza, allora non c’è partita. Non basta la buona volontà. O il talento. Purtroppo sono stato consigliato male. Il Toro non c’entra niente. Il Toro la pensava come me, aveva i miei stessi dubbi".

"Per gennaio - prosegue Parigini - cerco una squadra e un allenatore che credano in me. Ovviamente in A, in prima battuta. Ma se la soluzione migliore fosse tornare in B, in una società in lotta per vincere il campionato, non avrei remore a scendere di categoria. L’importante è giocare, se no divento matto e perdo solo tempo. A gennaio, d’intesa col Toro, troverò la strada giusta. Ad agosto, prima di andare via, Mihajlovic mi ha detto: 'Sei bravo. Gioca, cresci e riconquistati il Toro, io ti aspetto'. Miha è un ottimo tecnico, porterà il Toro lontano, non mi stupirei se già quest’anno raggiungesse l’Europa. E’ anche un gran motivatore. Mi ha aiutato molto, nel mese trascorso assieme. Ricordo gli allenamenti. Pretendeva che li svolgessimo sempre al 100% dell’intensità. Dopo aver fatto tutto il vivaio, il mio sogno è tornare a Torino e potermela giocare anche in granata, un giorno". Chiusura su Toro-Chievo, in programma domenica prossima: "Sarò di sicuro in panchina. Ma spero di entrare. Per farmi vedere, per sfogare la rabbia. Se segnassi, comunque, non esulterei. Per rispetto dei tifosi. Sono anch’io un tifoso granata. Al massimo leverei le braccia al cielo in memoria di mia nonna, mancata proprio il 26 novembre di 4 anni fa. Barreca? Sono contento per lui. Sarebbe bello, un giorno, comporre assieme una fascia di giovani, a sinistra. Ma il Toro ha anche altri giovani di qualità destinati a sfondare. Penso innanzi tutto ad Alfred Gomis, ad Aramu. Faremo parlare di noi".



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