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Data: 07/12/2016 -

“Ce ripigliamm' tutt' chell che è 'o nuost”: il Napoli e la rivincita Champions… tre anni dopo

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L’ultima Champions League giocata dal Napoli finì tra le lacrime. La vittoria al San Paolo con l’Arsenal, il successo nel finale del Borussia Dortmund a Marsiglia ed il pianto di Higuain. L’ultima immagine del Napoli nell’Europa dei grandi. Un ricordo indelebile, una ferita ancora aperta per i tifosi azzurri. Sofferenza. Riscattata tre anni dopo, in Portogallo, con una vittoria ricca d’orgoglio. “Ce ripigliamm' tutt' chell che è 'o nuost”: magari l’avranno pensato i tifosi azzurri, prendendo in prestito la frase con cui Pietro Savastano inaugurò la seconda serie di Gomorra. “Ci riprendiamo tutto quello che è nostro!”: con quella voglia di riscatto tipica dei napoletani. Perché quell’eliminazione proprio non scese giù: tre vittorie su tre al San Paolo, successi storici contro Borussia Dortmund e Arsenal e 12 punti collezionati nel girone più difficile della Champions League. Alla fine tutto questo non bastò per andare agli ottavi di finale.Ne ha fatti 11 quest’anno il Napoli nel girone B, ma ne sarebbero bastati anche 8 per passare il turno. Quattro in meno. Scherzo del destino. Gli azzurri non si sono fidati, non si sono accontentati di qualificarsi solo perché la Dinamo Kiev aveva battuto il Besiktas. Hanno voluto guadagnarsela fino in fondo, come soltanto le grandi squadre sanno fare. Con i gol di Callejon e Mertens, due di quei calciatori che nella maledetta notte contro l’Arsenal piansero insieme al ‘Pipita’. Riscatto.

Ma è la vittoria anche di Maurizio Sarri, fantastico condottiero della squadra azzura. Un uomo che in una sola persona riesce a racchiudere emotività ed apparente freddezza. Magari un brivido l’avrà provato anche lui. Soprattutto pensando al suo passato: gavetta, sacrifici, delusioni. Ora la gloria. Guadagnata quanto meritata. Perché la qualificazione agli ottavi di Champions League è il risultato conquistato in un anno e mezzo di lavoro straordinario. Nell’estate 2015 la grande occasione di passare da una squadra di provincia come l’Empoli ad una grande del calcio italiano come il Napoli: l’opportunità della vita per un uomo che, a 55 anni, forse neanche ci sperava di arrivare in Serie A. L’anno scorso ha lottato per lo scudetto, ha partecipato ad un record storico come quello di Higuain ed ha riportato il Napoli in Champions League.

Ed ora è diventato il terzo allenatore a raggiungere gli ottavi di finale, dopo altri due italiani: Albertino Bigon e Walter Mazzarri. Il primo, nella stagione 1989/90, vinse con gli azzurri il secondo scudetto e l’anno successivo partecipò alla massima competizione europea, allora chiamata Coppa dei Campioni. Formula diversa allora, non esistevano i gironi: dopo i sedicesimi di finale vinti contro gli ungheresi dell’Ujpest Dozsa, gli azzurri persero poi agli ottavi contro lo Spartak Mosca ai rigori. Ben 22 anni dopo, fu Walter Mazzarri a ripetere quest’impresa in Champions League. Il suo Napoli eliminò il Manchester City di Mancini nel girone, classificandosi dietro al Bayern Monaco. Agli ottavi gli azzurri vinsero 3-1 al San Paolo contro il Chelsea, per poi perdere con lo stesso risultato a Stamford Bridge: fu decisivo il gol nei supplementari di Ivanovic, con i ‘Blues’ di Di Matteo che si qualificarono ai quarti e vinsero quell’edizione della Champions League. Ed ora Maurizio Sarri, quattro anni dopo. Con la seconda qualificazione agli ottavi di finale dell’era De Laurentiis, l’unica da primi del girone. Un altro record. Da bissare, chissà, con quei quarti di finale che ancora oggi sono un sogno mai realizzato per gli azzurri. “Ho la faccia di bronzo per dire che quella con il Benfica non sarà la gara più importante della mia carriera”: Sarri l’ha detto anche prima della partita decisiva di Lisbona, allora perché non sognare in grande?

Con lui gli azzurri sono finalmente ritornati a riprendersi ciò che era loro. Dalle lacrime di Higuain all’urlo di Callejon e Mertens: fu così che la Champions League ritornò ad avere un sapore dolce per il Napoli.



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