Atalanta, Gomez: "Argentina? Non capisco perché Dybala non è titolare:...
Close menu
Chiudi
Logo gdm
Logo gdm
logo
Ciao! Disabilita l'adblock per poter navigare correttamente e seguire tutte le novità di Gianluca Di Marzio
logo
Chiudi

Data: 24/02/2017 -

Atalanta, Gomez: "Argentina? Non capisco perché Dybala non è titolare: fenomeno. Icardi? Merita la convocazione"

profile picture
profile picture

"Dove sarò ad agosto? Tutto dipende dalle offerte". Un fulmine nel cielo sereno di Zingonia: il futuro di Papu Gomez lontano da Bergamo? E' solo uno degli argomenti affrontati dall'idolo dell'Atleti Azzurri nel corso di un'intervista concessa a la Gazzetta dello Sport.

"Papu? È un soprannome che mi ha dato mia mamma" - racconta Gomez - "Solo mia moglie mi chiama Ale. Al San Lorenzo avevo Simeone, ai tempi un ultra-offensivo. Mi diceva: “In Europa dovrai fare l’esterno”. Io invece ero un attaccante, volevo solo fare i tunnel. Litigavamo sempre. Quando mi ha allenato a Catania, mi ha detto: “Ti ricordi quei discorsi?”. Ricordavo. Sono tornato a fare l’attaccante con Gasperini. All’inizio non sapevo dove mettermi, poi ho capito: devo stare sulla sinistra ma più centrale, per lasciare spazio a Spinazzola. Forte, un animale, fa scatti da 40-50 metri: se gioco così bene, è anche merito suo. Perotti mi ha detto: “Ho saltato Spinazzola e un secondo dopo lo avevo di nuovo addosso”. Lui e Conti possono fare 3-4 partite di fila".

I "gioiellini" dell'Atalanta: "A Kessie neanche mi avvicino: con quel fisico, ho paura di farmi male... La prima volta che ho visto Caldara invece ho pensato: “Che forte”. Con Cristante, uguale: ha fisico, tecnica, tiro, è nella società giusta. Tra i ‘99, penso Bastoni: un centrale mancino così non si vede tante volte. Ha personalità e fisico. Petagna? L’amore è nato in ritiro. Non l’avevo mai visto giocare, poi piano piano ci siamo conosciuti. Quando abbiamo iniziato a scherzare con la storia dell’alto e del basso, è iniziato tutto. Locandine dei film? Molte ce le mandano e noi scherziamo. In campo mi ricorda Borriello: è mancino, tecnico, sa tenere palla. Deve vedere più la porta, ma ha tempo".

Obiettivo Europa? "Noi cicrediamo: anche con soli 3 con Napoli, Fiorentina e Inter saremmo in lotta. La più difficile è questa, col Napoli al San Paolo. Dobbiamo avere rispetto ma non paura: se sei aggressivo, metti in difficoltà tutti tranne Real, Barcellona e poche altre. Contro Fiorentina e Inter giochiamo alla pari. Champions in caso di vittoria? È una follia, non siamo al livello del Napoli e Mertens è uno dei miei preferiti. Fa movimenti senza palla da grande attaccante: taglio sul primo palo, corto-lungo, lungo-corto. Il Napoli gioca molto meglio di Roma e Juve, ma la Juve è l’unica con cui sai di non avere molte chance in trasferta: è una questione mentale, allo Stadium senti il peso della squadra, della storia, di tutto. La squadra però non è forte come negli anni scorsi: c’erano Pirlo, Tevez, Morata, Pogba, Vidal. Noi li abbiamo trovati dopo la sconfitta col Genoa: dovevano riscattarsi, erano degli animali".

In caso di Europa il Papuchiede rinforzi: "Io non faccio il d.s., ma se vai in Europa League secondo me devi prendere 8-9 giocatori. Guardate il Sassuolo, che non lo ha fatto: non si è goduto l’Europa e ha faticato in A. Penso che anche la preparazione cambierebbe. Con Gasperini si lavora tantissimo, si carica soprattutto il martedì e il giovedì. Durante il primo mese di ritiro, me ne volevo andare a casa. Non avevo mai corso così tanto. Neanche con Simeone. Dove sarò ad agosto? Se l’Atalanta andrà in Europa, mi piacerebbe giocarla. Tutto dipende dalle offerte: io punto ad andare in una grande, ma sceglierne una che non gioca le coppe non avrebbe senso. Tifosi? Non ci voglio pensare, mi viene il magone. Sono combattuto, da un lato qui mi trovo benissimo, dall’altro c’è la sfida personale. Il calcio è il mio lavoro e l’obiettivo in ogni lavoro è sempre arrivare al top. Vorrei fare una prova con me stesso, provare con una grande".

Tante le "big" che lo hanno cercato in passato: "Più di una. Stramaccioni mi voleva all’Inter, dovevo firmare al lunedì ma Strama nel weekend ha perso 5-2 con l’Udinese ed è stato esonerato. Anche Montella mi voleva alla Fiorentina. Ora non lo sento più, parlo un po’ con il suo vice, Daniele Russo. Dici di seguirli al Milan, ma... Ma qui a Bergamo, ripeto, sto da dio. In futuro allenatore? Sì, mi piacerebbe. Il mio calcio è quello di Montella, con il possesso palla. Mi piacerebbe allenare Nainggolan, Mertens, Perotti. Mi piace anche Chiesa: è veloce e ha tiro, ma vorrei vederlo a sinistra, non a destra. Con lui e gli altri, l’Italia tra 5-6 avrà tanti giocatori di talento. Io sentivo sinceramente di voler giocare per l’Italia ma non si può. E nell’Argentina non mi hanno mai chiamato. In realtà non capisco perché Dybala non sia già titolare. È un fenomeno".

Su Icardi: "Ha sbagliato ma ora basta. In fondo con Wanda si è sposato, ha fatto dei figli. Per me merita almeno di essere convocato". Il Papa e Messi... "Volevo incontrarlo ma quando l’ho visto mi sono vergognato e sono rimasto a distanza: non mi piace l’idea di passare davanti agli altri perché sono calciatore. Con Messi è successa la stessa cosa. Mi sono vergognato e me ne sono andato, anche se mio figlio è pazzo di lui. I tackle su Bautista? La prima volta gli ho fatto mangiare la sabbia e ha pianto. In Argentina hanno scritto “il Papu quasi frattura il figlio”, ma non l’ho quasi preso. Esagerati. La seconda volta, infatti, rideva come un matto".



Newsletter

Collegati alla nostra newsletter per ricevere sempre tutte le ultime novità!